Antiriciclaggio: ai professionisti basta un algoritmo per il controllo dei clienti


Antiriciclaggio: basta un algoritmo. Il controllo dei clienti, sia all’atto dell’apertura del rapporto che nella successiva fase operativa, può essere effettuato con sistemi di intelligenza artificiale.

Lo ha chiarito il giudice di appello olandese specializzato nelle questioni industriali e societarie ribaltando l’iniziale decisione del tribunale di primo grado che aveva confermato la validità e correttezza della posizione assunta dalla banca centrale olandese nei confronti della banca online Bunq per aver adottato procedure basate sull’intelligenza artificiale per effettuare i controlli antiriciclaggio sulla clientela.

Alla luce di quanto ha deciso il giudice di appello, Bunq, presente anche in Italia con le sue coloratissime carte di credito e di debito, potrà quindi continuare ad utilizzare le evolute procedure antiriciclaggio fondate su sistemi di intelligenza artificiale.

Come noto ai sensi della legge antiriciclaggio, italiana ed anche europea, le banche e gli intermediari più in generale, devono prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo adottando procedure che prevedono, tra l’altro, la suddivisione dei propri clienti in categorie o profili di rischio e monitorandoli di conseguenza con una frequenza maggiore o minore in ragione del “rating” a loro assegnato.

Secondo Bunq, tale profilatura verrebbe fatta meglio usando l’intelligenza artificiale, mentre ad avviso dell’autorità di vigilanza olandese tale metodo non poteva ritenersi adeguato tanto da ordinare alla banca di fare le cose in modo diverso cioè usando strumenti più tradizionali. Bunq ha quindi deciso di rivolgersi al giudice perché riteneva che l’autorità di vigilanza non aveva sufficientemente dimostrato che questo metodo di screening fosse contrario alla legge antiriciclaggio.

Secondo quest’ultima la banca non avrebbe svolto ricerche sufficienti sul tipo di attività con cui i clienti guadagnavano i soldi che poi depositano presso la stessa.

L’esito dell’appello poi fatto da Bunq è quello sopra citato ovvero la conferma della validità e della correttezza delle procedure adottate per effettuare i controlli antiriciclaggio.

Anche nel nostro paese il dibattito sul tema è iniziato per bocca della stessa banca d’italia che, nell’ultima indagine fintech sul sistema finanziario italiano, ha messo in evidenza il fatto che, nell’ambito dei processi di onboarding digitale, stia crescendo il ricorso a sistemi automatizzati per la raccolta dei dati dei clienti (li utilizza circa il sedici per cento degli intermediari). Resta invece ancora limitata la diffusione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale per la profilatura del rischio della clientela e il monitoraggio delle transazioni.

Queste tecnologie sono al momento impiegate per migliorare la performance degli applicativi antiriciclaggio esistenti, ad esempio per ridurre i falsi positivi intercettati tramite i controlli sulle liste di nominativi rilevanti ai fini antiriciclaggio e per selezionare le operazioni sospette più critiche.

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