Terzo settore: lo snodo dei patrimoni derivanti da testamenti e successioni


Dal Sole24Ore.

Il lascito testamentario come forma di finanziamento rilevante per gli enti del terzo settore. Una scelta quella di destinare una parte del proprio patrimonio a realtà non profit che può consentire agli enti del Terzo settore di disporre di risorse aggiuntive per il perseguimento delle proprie attività di interesse sociale.

La chiave di volta è la comunicazione di questa possibiità e delle finalità a cui verrà destinato il lascito.

Secondo la ricerca della Fondazione Cariplo gli enti del Terzo settore che svolgono campagne informative hanno mediamente il 17,5% di possibilità in più di ottenere un lascito rispetto a un ente con le medesime caratteristiche che però non svolge analoga attività informativa.

Ma molti sono ancora i passi da fare per sensibilizzare sempre più i contribuenti alla cultura del dono incentivando i lasciti testamentari in favore delle realtà del Terzo settore.

Lo studio rileva, infatti, come attualmente gli enti del Terzo settore riescano a intercettare solo una minima parte della ricchezza trasferita per successione.

Ancora oggi si registra una resistenza degli italiani (e dei Paesi latini in generale) a redigere testamento (solo l’8-12% a seconda delle stime) anche se nei prossimi anni si assisterà all’importante passaggio di ricchezza della generazione dei baby boomer (nati tra il 1946 e 1964) a quella dei Millennial (nati tra il 1981 e il 1996).

Secondo i dati di Fondazione Cariplo (si veda «Il Sole 24 Ore» del 6 aprile), è stimato il trasferimento mortis causa di risorse economiche di importo pari a 1.124 miliardi euro al 2030 e pari a 3.222 miliardi al 2040.

Una ricchezza che solo in minima parte potrà essere attinta dal Terzo settore per il fatto che in circa il 90% dei casi i trasferimenti per successione avvengono senza testamento.

Un ente del Terzo settore, infatti, non può acquistare per successione in assenza di scheda testamentaria: in tal caso l’eredità si devolve per legge in favore dei parenti più stretti, poi di quelli più lontani, e infine dello Stato.

Anche in presenza di testamento, l’ente del Terzo settore potrà beneficiare solo della quota disponibile, cioè di quella parte di eredità di cui il testatore può disporre liberamente e non è riservata agli eredi legittimari (cioè il coniuge o la parte dell’unione civile, i figli e i loro discendenti e, in assenza di figli, i genitori). Più sono i soggetti legittimari superstiti, minore è la quota disponibile di cui potrebbe giovarsi l’ente….

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