Dal Sole24Ore.
I migliaia di investitori coinvolti nel crack delle banche venete rischiano di non ricevere alcun indennizzo se il Ddl 1426 attualmente in discussione in commissione Giustizia al Senato diventasse una legge dello Stato. La norma, infatti, modificando l’articolo 15 del Dlgs 39/2010, pone un limite alla responsabilità dei revisori e delle società di revisione. In base alla nuova formulazione il revisore, che non ha agito con dolo, sarà tenuto a rispondere del proprio operato per una cifra pari a un multiplo del compenso, cifra che comunque non potrà superare gli 8 milioni di euro per il revisore singolo e i 16 milioni di euro per la società di revisione. L’articolo 2 del Ddl 1462 prevede, inoltre, che l’applicazione della norma ha effetto retroattivo e quindi si applicherà anche ai giudizi pendenti.
Il Ddl 1426 è stato presentato il 19 marzo scorso dal senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini; la discussione in Commissione Giustizia comincerà dopo le audizioni che – secondo il relatore Sandro Sisler – partiranno a breve; i lavori potrebbero concludersi entro due mesi.
L’onorevole Enrico Cappelletti (M5S), attraverso un comunicato del 26 maggio, definisce il Ddl 1426 una proposta scellerata: «Un crack di simili proporzioni – scrive – non sarebbe mai potuto accadere se le società di revisione avessero fatto bene il loro lavoro, società che hanno incassato rendite stellari, a fronte di opinabili dichiarazioni rassicuranti sullo stato dei conti». In merito l’onorevole Cappelletti presenterà a breve un’interrogazione parlamentare ai ministri di Giustizia ed Economia. per chiedere se sono a conoscenza di quanto sta accadendo e per sapere «quale sia il parere del Governo rispetto a questa proposta di legge, evidentemente lesiva dei diritti dei risparmiatori».
Il fallimento delle banche venete risale al 2017 e molte cause intentate dai risparmiatori coinvolti stanno per arrivare a sentenza. Secondo il Codacons la crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza costerà in totale 42,5 miliardi alla collettività, in particolare i soci hanno subito un deprezzamento delle azioni per 10 miliardi, a cui vanno aggiunte ulteriori perdite per 9 miliardi, un aumento di capitale di 6,5 miliardi e i costi di salvataggio dello Stato pari a 17 miliardi. Di fronte a queste cifre il tetto massimo di 16 milioni come limite alla responsabilità delle società di revisione appare risibile.