Da Euroconferencenews.it.
La professione del commercialista ed esperto contabile sta vivendo una trasformazione radicale che molti ancora non percepiscono appieno. Quello che fino a pochi anni fa rappresentava il core business della categoria – tenuta contabilità, redazione bilanci, gestione adempimenti fiscali – sta rapidamente perdendo valore di mercato. Non perché questi servizi siano meno necessari, ma perché stanno diventando sempre più automatizzati e ridotti a prestazioni standard.
Software gestionali intelligenti guidano le aziende nella registrazione delle operazioni, algoritmi sofisticati controllano la coerenza dei dati, piattaforme digitali semplificano gli adempimenti. Il valore aggiunto del commercialista in queste attività si riduce progressivamente, mentre cresce esponenzialmente la domanda di consulenza strategica.
Le PMI, pressate da mercati sempre più competitivi e imprevedibili, non vogliono più solo sapere “quanto ho guadagnato l’anno scorso”, ma “cosa devo fare per guadagnare di più l’anno prossimo”. Cercano professionisti che li aiutino a capire i loro numeri, a prendere decisioni migliori, a pianificare il futuro con maggiore consapevolezza.
Questa trasformazione crea una spaccatura netta nel mercato professionale. Da un lato, commercialisti che offrono servizi tradizionali sempre meno remunerativi e sotto pressione competitiva. Dall’altro, professionisti che evolvono verso la consulenza strategica, diventando partner indispensabili per i loro clienti e costruendo relazioni più solide e profittevoli.
Il controllo di gestione è la competenza che determina da che parte della spaccatura ci troviamo. Non è più una specializzazione opzionale per grandi aziende, ma una competenza fondamentale per ogni commercialista che voglia mantenere rilevanza nel mercato futuro.
L’opportunità nascosta delle PMI
Le Piccole e Medie Imprese rappresentano il 99,9% del tessuto imprenditoriale italiano, ma sono storicamente il segmento più resistente all’adozione di strumenti manageriali strutturati. Questa resistenza si sta progressivamente sgretolando sotto la pressione di mercati sempre più complessi.
L’imprenditore di oggi affronta sfide che il suo istinto non basta più a gestire: clienti che cambiano abitudini rapidamente, fornitori che modificano condizioni senza preavviso, concorrenti con modelli di business innovativi. Decidere “di pancia” diventa pericolosissimo, eppure la maggior parte delle PMI opera ancora senza sistemi strutturati di controllo.
Qui si apre l’opportunità più grande per i commercialisti preparati. Migliaia di PMI hanno bisogno di controllo di gestione ma non lo sanno, o pensano sia “roba da grandi aziende”. Hanno bisogno di qualcuno che sappia spiegare loro che già fanno controllo di gestione, solo in modo inefficiente, e che con strumenti semplici potrebbero migliorare drasticamente le loro decisioni.
Servire questo mercato richiede competenze che vanno oltre la tecnica pura. L’imprenditore della PMI non parla il linguaggio manageriale, non ha tempo per corsi teorici, vuole vedere risultati immediati. Richiede un approccio consulenziale completamente diverso da quello tradizionale del commercialista.
Le competenze che fanno la differenza
Il controllo di gestione per PMI non è solo questione di competenza tecnica. Saper costruire un budget o calcolare margini di contribuzione è necessario, ma non sufficiente. La vera sfida è convincere l’imprenditore ad adottare questi strumenti e guidarlo nell’implementazione superando le resistenze.
Questo richiede soft skills specifiche raramente insegnate nei percorsi formativi tradizionali. La capacità di comunicare concetti complessi in modo comprensibile, l’abilità di gestire obiezioni senza entrare in conflitto, la competenza nel change management per guidare trasformazioni organizzative delicate.