Dal Sole24Ore.
Ruolo del professionista sempre più centrale nella composizione negoziata della crisi di impresa. Tra le curve di una legislazione alluvionale (correttivi compresi), troppo legata all’ irraggiungibile ideale di esaustività, e la rigidità negoziale dell’amministrazione , la chiave di volta della Cnc può essere solo il professionista consulente dell’impresa in crisi. Se ne è parlato al 35° Congresso sulla crisi d’impresa, organizzato dall’Ordine commercialisti di Brescia e tornato alla location di Gardone, evento che come d’abitudine ha chiamato a raccolta esperti , professionisti, magistrati e mondo finanziario.
Per Stefano Ambrosini ordinario di diritto commerciale all’università del Piemonte orientale il correttivo ha «persistenti lacune» che permangono «nella riforma nel suo complesso». Lacune che richiamano le competenze e le responsabilità etiche del professionista, secondo Marcello Pollio (Odcec Genova) perché «se è ancora lontana la possibilità di approdare a un accordo condiviso con le Entrate è anche perché i consulenti possono fare di più nella fase “genetica”, guidando l’imprenditore in territori che quasi sempre si rifiuta di esplorare». E a proposito di responsabilità Antonio Chiappani, già procuratore di Bergamo, ha sottolineato che l’inerzia/violazione degli obblighi imposti a sindaci e revisori «potrà assumere rilevanza penale in riferimento ai reati fallimentari». Quanto alla finanza di crisi, Davide Becchetti – vice direttore di banca Guber – ha parlato di « banche, crisi e fiducia, tre parole che raramente convivono, ma che il correttivo ha provato a mettere in dialogo. In pratica, dice alle banche: “partecipate attivamente alle trattative, aspettate a chiudere i rubinetti e a girare la posizione a sofferenza, valutate bene, magari c’è un’uscita”. Un messaggio semplice, ma che cambia radicalmente lo scenario».