professionisti senza albo: redditi in aumento, ma il welfare è assente


Dal Sole24Ore.

Non conosce crisi il numero dei professionisti iscritti alla gestione separata Inps: nell’ultimo decennio, dal 2015 al 2024, questi sono cresciuti, passando da oltre 323mila a oltre 544mila (+68%) con un forte balzo delle donne, spinte così verso la parità rispetto agli uomini. Altro elemento rilevante è che, in questo mondo, non c’è quella fuga dei giovani che caratterizza molte professioni ordinistiche. Gli ambiti in cui, invece, bisogna ancora lavorare sono l’adeguatezza delle prestazioni del welfare e l’assegno pensionistico.

È una fotografia ricca di dati e analisi quella che arriva dal primo Rapporto su “I professionisti nella gestione separata Inps” di Confcommercio Professioni. Il dossier, che Il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare, sarà presentato il 6 novembre nel corso del convegno annuale della Federazione a Roma.

La platea è, appunto, molto vasta: al 2024 erano 544.118 gli iscritti alla gestione separata. Entrano di diritto in questa sezione previdenziale i liberi professionisti non iscritti ad Albi o Ordini, i titolari di collaborazione coordinata e continuativa, i lavoratori autonomi occasionali, i medici specializzandi, gli amministratori di società, i sindaci e i revisori e, infine, i volontari del servizio civile. Questi possono contribuire in modalità esclusiva, riservata ai titolari di partita Iva non iscritti ad altra Cassa o istituto previdenziale; o in modalità concorrente, per iscritti vincolati alla contribuzione principale in un’altra Cassa, ma obbligati anche a versare alla gestione separata per effetto di altre attività professionali svolte.

I trend demografici

Dal 2015 a oggi, appunto, questa platea è cresciuta del 68%, senza alcuna battuta d’arresto neanche negli anni duri della pandemia. L’aumento è dovuto, soprattutto, alla crescita del collettivo femminile che in questi dieci anni è quasi raddoppiato, passando da oltre 135mila iscritte a oltre 258mila, mentre gli uomini sono oltre 286mila. In controtendenza rispetto alle professioni ordinistiche, la presenza dei giovani è rimasta costante nel decennio: quattro classi di età contigue, dai 25 ai 44 anni, sono quelle più popolate e rappresentano la metà degli iscritti. Di conseguenza non si è innalzata l’età media, ferma a 44,3 anni. «I numeri dimostrano che la crescita è strutturale – commenta la presidente di Confcommercio Professioni, Anna Rita Fioroni – i giovani, aiutati anche dalle agevolazioni del regime forfettario, scelgono il lavoro autonomo. Ma questa crescita va aiutata». Fioroni pensa ad esempio alla necessità di favorire le aggregazioni: «Anche ai professionisti non ordinistici deve essere garantita la neutralità fiscale nelle aggregazioni, che è già realtà per i colleghi ordinistici».

I redditi

L’aumentare degli iscritti nel decennio fa crescere il monte redditi complessivo (da 4 a 7,9 miliardi) ma a livello nominale resta di fatto stabile il reddito medio che passa dai 16.904 euro del 2015 ai 18.094 del 2024. «Un fenomeno – si legge nel Rapporto – che però va contestualizzato anche alla luce dei dati demografici: l’ingresso di nuovi iscritti giovani stabilizza anche il reddito medio del collettivo nella sua interezza». Anche in questa gestione, infatti, i redditi di ingresso e dei primi anni sono sempre più bassi. «Chi si trova sotto il minimale va aiutato – aggiunge Fioroni – noi proponiamo di ridurre i coefficienti di redditività per i forfettari, perché i professionisti sopportano costi maggiori, in particolare di formazione, rispetto a quelli riconosciuti dal legislatore, oppure di rendere deducibili le spese di aggiornamento».

C’è però una buona fetta (circa un terzo) che svolge l’attività in modo continuativo con contribuzione “piena” di 11-12 mesi nell’anno e che ottiene redditi molto più elevati: in media 38mila euro.

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