Ponte sullo stretto: oltre allo stop della Corte dei Conti, c’è l’ombra del danno erariale


Da Lentepubblica.it

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina torna a far discutere, dopo che la Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità alla delibera Cipess che avrebbe dovuto sbloccare definitivamente l’opera: adesso spunta anche la possibilità che sul Governo ricada il danno erariale in caso di annullamento del progetto.


Il governo, nonostante il verdetto dei giudici contabili, non intende fermarsi e valuta di chiedere un visto di legittimità “con riserva” per non rallentare i lavori. Tuttavia, questa scelta potrebbe aprire la strada a responsabilità erariale sui membri del governo qualora l’intero iter venisse successivamente annullato.

Perché il Governo rischia di essere responsabile del danno erariale per lo stop al Ponte sullo Stretto

L’esecutivo dovrà comunque attendere la pubblicazione integrale delle motivazioni da parte della Corte dei Conti prima di poter formulare nuove richieste. Decorsi quei 30 giorni previsti per legge potrà, eventualmente, domandare il “visto con riserva” sulla delibera Cipess. I magistrati contabili, infatti, hanno evidenziato possibili criticità sia formali che sostanziali, tra cui l’aumento esponenziale dei costi e il riutilizzo di un contratto originario ormai datato.

Uno dei punti più contestati riguarda proprio la legittimità dell’affidamento. Secondo la direttiva europea 2014/24, ogni opera pubblica i cui costi superino del 50% l’importo originario deve essere oggetto di una nuova gara d’appalto. Nel caso del Ponte, il contratto stipulato nel 2005 aveva un valore di 3,9 miliardi di euro, ma oggi il costo stimato supera i 13 miliardi. Ciò significa che il progetto avrebbe dovuto essere riassegnato con una procedura competitiva e non riattivato semplicemente con il vecchio concessionario Eurolink.

Questa circostanza, assieme alla scelta di riutilizzare una società – Stretto di Messina S.p.A. – a capitale interamente pubblico, pone rilevanti questioni giuridiche e contabili. La Corte dei Conti, nelle sue osservazioni preliminari, ha infatti segnalato l’assenza di alcune procedure fondamentali, tra cui l’affidamento trasparente delle consulenze e la mancanza di un vero responsabile del procedimento.

La questione delle penali contrattuali

In caso di stop definitivo vi sarebbero ricadute economiche rilevanti sulle finanze pubbliche. La prima voce di costo attiene a penali contrattuali e contenziosi pendenti.

La società concessionaria Stretto di Messina S.p.A. e il contraente generale (Consorzio Eurolink, guidato da Webuild) avevano stipulato contratti negli anni 2000 la cui risoluzione anticipata comporta penali elevate. Secondo fonti stampa, nel 2013 – quando il governo Monti annullò il progetto – il consorzio privato avviò un contenzioso legale chiedendo un risarcimento per “recesso illegittimo” di circa 657 milioni di euro. All’epoca emersero anche altre pretese risarcitorie, come ad esempio la società americana Parsons (Project Management Consultant del progetto) avviò una causa per circa 90 milioni.

Queste cause sono rimaste pendenti: nel 2024 risultava ancora aperto il contenzioso, con un’udienza rinviata al 2025. Dunque, in caso di annullamento del progetto il rischio per lo Stato è di dover pagare centinaia di milioni di penali ai privati coinvolti, potenzialmente nell’ordine di 700 milioni di euro complessivi o più.

Le pretese di Eurolink che potrebbero “riapparire”

Va ricordato che il consorzio Eurolink aveva dichiarato la disponibilità a rinunciare a tali pretese qualora il progetto fosse riavviato. Non a caso, il governo nel 2023 ha deciso di “resuscitare” la società Stretto di Messina S.p.A. (revocandone la liquidazione in corso dal 2013) e di ripristinare il contratto con Eurolink. Questa mossa puntava anche a evitare l’esborso immediato dei risarcimenti pendenti. Tuttavia, se ora il progetto venisse nuovamente fermato, scatterebbero le indennità di risoluzione dei contratti vigenti. Secondo alcune fonti, le penali potrebbero ammontare circa al 5% del valore complessivo dell’opera. Considerando che il costo totale aggiornato è stimato in 13,5 miliardi, il 5% equivarrebbe a oltre 600-700 milioni di euro.

Da notare che questi importi si sommerebbero a centinaia di milioni già spesi in passato per il progetto. Secondo un’analisi del Corriere della Seraentro il 2013 la vicenda del ponte era già costata allo Stato circa 342,7 milioni di euro in indennizzi e penali verso la società Stretto di Messina. Inoltre, tra gli anni ’80 e ’90 si erano spesi oltre 130 milioni in studi di fattibilità, progettazioni preliminari e gestione della società.

Sommando queste cifre alle richieste risarcitorie dei privati sopra citate, il “ponte che non c’è” rischia di costare complessivamente circa 1,2 miliardi di euro allo Stato.

Gli espropri

A tenere banco è anche il fronte degli espropri. Se la delibera Cipess venisse registrata con riserva, gli effetti sarebbero immediati. Partirebbero le procedure di esproprio per circa 450 immobili tra Calabria e Sicilia e verrebbero attivati automaticamente indennizzi di esproprio per i proprietari coinvolti. Ad oggi non risultano ancora indennizzi pagati, poiché la Corte dei Conti non ha registrato la delibera e di fatto i decreti di esproprio sono rimasti congelati. Tuttavia, in caso di annullamento definitivo, lo Stato potrebbe dover risarcire almeno in parte i soggetti già coinvolti nelle pratiche di esproprio.

Consulenze e incarichi già assegnati

Dulcis in fundo, pesano le consulenze e gli incarichi già assegnati. Il governo e la società concessionaria hanno affidato una serie di incarichi tecnici e consulenze per aggiornare o verificare gli studi progettuali. Ad esempio, è emerso che la Stretto di Messina S.p.A. ha incaricato la società Tplan Consulting di elaborare le nuove stime di traffico e il piano tariffario per l’attraversamento del ponte. Tplan ha svolto l’incarico senza alcuna gara ad evidenza pubblica, stando a quanto rilevato dalla Corte dei Conti. Si tratta di consulenze esterne complesse e delicate, affidate in modo potenzialmente non conforme al Codice dei contratti pubblici.

La sezione “Amministrazione trasparente” del sito Strettodimessina.it mostra pagamenti trimestrali significativi nel 2024. Tra questi, spiccano compensi a consulenti, collaboratori e fornitori vari legati al progetto. Tutte queste spese preparatorie rappresenterebbero un danno economico immediato se l’opera venisse annullata.

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