Crisi d’impresa: al consiglio dei ministri di martedì lo schema del Ddl con i correttivi per la composizione negoziata e con la chance della transazione fiscale


Dal Sole24Ore.

È sulla transazione dei debiti pubblici che fino all’ultimo si continuerà a discutere e a limare il testo del correttivo del Codice della crisi d’impresa. L’estensione e la revisione di questo istituto, con alcune condizioni, sono state oggetto nelle ultime settimane di un serrato confronto tra ministeri dell’Economia e della Giustizia, Agenzie fiscali e Inps.

Proprio dall’istituto di previdenza continuano ad arrivare perplessità, nonostante i tentativi di giungere a una formulazione di compromesso. Si lavora comunque a una soluzione condivisa ma nel caso in cui non vi si giunga la scelta potrebbe anche essere quella di lasciar fuori dal perimetro l’Inps, avendo soppesato le possibili conseguenze in tema di parità di trattamento.

Lo schema di decreto legislativo dovrebbe comunque approdare al Consiglio dei ministri di martedì, anche perché i tempi concessi dalla delega ormai stringono. La scadenza è fissata al 15 luglio, cui si aggiungerebbero 60 giorni se il testo arriverà alle Camere per il parere entro quella data.

Il correttivo è un lavoro corposo, con alcune norme significative, come quelle che riguardano la fiscalità della crisi e in particolare la transazione, che si è scelto di prevedere in questo decreto perché la delega è ampia al contrario dei principi contenuti nella riforma fiscale, la legge 111/2023 (si veda l’altro articolo).

Alcuni interventi del correttivo sono di «mero coordinamento, di correzione di errori materiali».

Gli adeguati assetti

Tra le modifiche, il legislatore torna a precisare l’obbligo dell’imprenditore di «adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi e assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte». L’imprenditore collettivo deve «istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato ai sensi dell’articolo 2086 del Codice civile, ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell’assunzione di idonee iniziative».

Quella degli adeguati assetti costituisce una questione delicata. Secondo il vice segretario generale di Uniocamere, Sandro Pettinato, in base a un sondaggio effettuato su circa 15mila imprese con vocazione all’export solo il 4% avrebbe introdotto gli adeguati assetti che, in via principale, devono rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario, verificare la sostenibilità del debito e le prospettive di continuità aziendale…

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