Dal Sole24Ore.
Dopo i dietrofront su Irap, dividendi e compensazioni e i ripensamenti parziali sugli affitti brevi, nelle convulse ore di ieri in cui si è cercata una nuova soluzione sulle pensioni ha preso forma anche una mezza retromarcia sui compensi dei professionisti della Pa. Sembra infatti destinato a tramontare il blocco totale delle fatture nei confronti di chi ha debiti con Fisco, Inps o Inail, introdotto dal Governo a metà ottobre nel disegno di legge di bilancio e rinforzato da un emendamento dell’Esecutivo depositato al Senato venerdì scorso.
Sui tavoli della commissione Bilancio di Palazzo Madama dovrebbe arrivare infatti in queste ore un nuovo correttivo dell’Esecutivo, sotto forma di subemendamento, per attenuare la tagliola sui corrispettivi. Nella sua forma attuale, infatti, la norma scritta in manovra impedisce alle Pubbliche amministrazioni di liquidare ogni fattura se il beneficiario ha un conto in sospeso, anche minimo, con il fisco e con gli enti previdenziali.
La regola ha acceso da subito le discussioni, alimentando le promesse di una sua revisione. Ma quella prodotta dall’Esecutivo l’ha rinforzata invece che attenuarla, chiarendo che il freno scatterebbe anche quando l’incarico è affidato da un soggetto privato ma il pagamento è a carico dello Stato.
È nata da qui una sollevazione corale dei vari ordini e associazioni professionali, a partire dagli avvocati che sono stati la miccia dell’esplosione. A quanto risulta, infatti, l’idea sarebbe stata concepita con l’obiettivo di frenare le spese del Viminale per i gratuiti patrocini nei procedimenti che coinvolgono immigrati. «La norma anti avvocati nega le tutele ai più deboli», ha scritto il presidente del consiglio nazionale forense Francesco Greco in una lettera inviata martedì al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Ma di misura «iniqua e vessatoria» hanno parlato un po’ tutti, alimentando la pressione sulla maggioranza che ora dovrebbe sfociare nella riscrittura. La regola assumerebbe, in pratica, la forma delineata da un emendamento presentato da Nicola Calandrini (FdI), presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, che rispetto al testo attuale della manovra prevede due novità fondamentali.
La prima è nell’addio allo stop totale. La presenza di un debito nei confronti del Fisco sarebbe infatti ”compensata” dalla Pubblica amministrazione, scontando quell’importo dal compenso da riconoscere per la prestazione professionale. In sostanza, di fronte a un incarico da 4mila euro assegnato a un professionista titolare di cartelle da mille euro, l’ente pubblico pagherebbe i 3mila euro rimanenti.
La seconda novità potrebbe investire il ventaglio dei debiti che fanno scattare il freno. L’emendamento di Calandrini si concentra infatti sui «tributi erariali», escludendo quindi i mancati versamenti dei contributi all’Inps e all’Inail oltre all’Imu o alle multe dei Vigili urbani.
Con questa configurazione, la regola assumerebbe connotati meno draconiani rispetto all’originale.