Composizione negoziata, una partenza rallentata: in 5 mesi solo 167 istanze


Sul Sole24Ore un primo consuntivo sulla composizione negoziata. A cinque mesi dal debutto i dati sono ancora modesti. Tanto che al ministero della Giustizia si riflette su una campagna di promozione dell’istituto. Al 15 aprile le istanze di composizione negoziata sono in tutto 167, concentrate soprattutto in Lombardia (34), Lazio (20), Emilia Romagna (17) e Toscana (16).

Nell’analisi dei dati fatta da Unioncamere risulta poi che la stragrande maggioranza delle imprese, il 62% del totale, ha richiesto le misure protettive, mentre, quanto alla tipologia di aziende coinvolte, 11 sono state le imprese sotto la soglia di fallibilità e altrettante quelle appartenenti a holding. In totale le istanze chiuse sono state 15, circa il 9% del totale.

L’andamento delle istanze presentate appare poi nella sostanza abbastanza piatto, nel senso che dopo una partenza faticosa, a fare data dal 15 novembre, le successive settimane hanno vista una media di circa otto istanze presentate ogni settimana.

Insomma, i numeri non sono certo esaltanti e si potrebbe anche considerarlo un buon segno a fronte di un ciclo economico ancora (moderatamente) espansivo e con una crisi Ucraina ancora tutta da misurare negli effetti. Tuttavia le aspettative in partenza erano assai superiori e si rifletteva su uno stock di circa 10mila procedure attese ogni anno, in maniera tale da intercettare e scongiurare almeno una quota dei 5mila fallimenti che, sulla base dei dati forniti da Banca d’Italia, rappresentano l’insolvency gap cumulato nel biennio 2021 rispetto al 2019 (quindi in assenza di shock), circa 3.500 nel 2020 (-30%), circa 1.500 nel 2021 (-15%).

Ora bisognerà verificare nei prossimi mesi se l’istituto, che ha certo profili inediti, sarà in grado di intercettare con efficacia situazioni di crisi che hanno però in sè già le possibilità del risanamento.

Alla fine, il tema dell’emersione tempestiva della crisi è un tema sul quale da tempo il legislatore si interroga, peraltro proponendo vie e soluzioni che a volte abbandona senza mai neppure averle sperimentate. È il caso delle misure d’allerta, ora dirottate, quanto a entrata in vigore, a un orizzonte tanto lontano, la fine del 2023, da farlo apparire in buona parte indeterminato.

La composizione negoziata è destinata a sostituirle nei fatti, ma un meccanismo come quello imperniato, almeno in via preliminare, su una piattaforma di autodiagnosi da parte dell’imprenditore , sia pure con l’aiuto di consulenti, sembra, numeri alla mano, ancora lontano dall’essere patrimonio diffuso.

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