La riforma degli istituti di formazione professionale nel Decreto Aiuti: più stretta la relazione con le imprese


Su ItaliaOggi. Industria 4.0 centrale nella revisione dei programmi dei nuovi istituti tecnici e professionali. Più spazio al rapporto con il territorio e con il mondo delle imprese, più peso nei programmi alle attività di laboratorio e attenzione ai modelli di sviluppo del mondo del lavoro e delle professioni come elaborati dall’Unione Europea. Anche i relativi docenti dovranno avere una formazione ad hoc, con corsi di aggiornamento tarati sui nuovi profili della filiera. Il tutto però dovrà avvenire a costo zero per le casse dello stato.

La riforma degli istituti di formazione tecnica e professionale è contenuta nel decreto Aiuti ter, approvato ieri dal consiglio dei ministri: si tratta di una delle riforme previste dal Pnrr come obiettivo da centrare entro il 2022. L’altra riforma, l’ultima ancora da attuare per il Piano nazionale di ripresa e di resilienza sulla scuola entro l’anno, riguarda il dimensionamento della rete scolastica: anch’essa era attesa nell’ultimo decreto legge del governo Draghi, ma a sorpresa invece è stata tenuta fuori.

«Al fine di poter adeguare costantemente i curricoli degli istituti tecnici alle esigenze in termini di competenze del settore produttivo nazionale», precisa l’articolato, «secondo gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, orientandoli anche verso le innovazioni introdotte dal Piano nazionale, Industria 4.0, in un’ottica di piena sostenibilità ambientale, con uno o più regolamenti, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, si provvede alla revisione dell’assetto ordinamentale dei percorsi dei suddetti istituti, in modo da sostenere il rilancio del Paese consolidando il legame tra crescita economica e giustizia sociale». Il dl fissa i criteri di revisione, tra questi la ridefinizione dei profili dei curricoli di studio rafforzando «le competenze linguistiche, storiche, matematiche e scientifiche, la connessione al tessuto socioeconomico del territorio di riferimento, favorendo la laboratorialità e l’innovazione». Con decreto del Ministro dell’istruzione saranno definiti gli specifici indirizzi e i relativi quadri orari «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». I nuovi istituti dovranno essere sviluppati in «continuità» con gli Its Academy e le lauree professionalizzanti. Il ministero dovrà indicare «specifiche attività formative destinate al personale docente degli istituti tecnici, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Una precisazione, quest’ultima, che ricorre anche in altre parti degli articoli di possibile spesa. Si prevede poi che gli studenti dei tecnici che abbiano ultimato il primo biennio acquisiscano una certificazione che attesta le competenze in uscita corrispondente al secondo livello del Quadro europeo delle qualifiche. Chi completa anche il secondo biennio, avrà la certificazione che attesta le competenze in uscita del terzo livello europeo. Per gli istituti professionali, il nuovo profilo «si basa su uno stretto raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni e si ispira ai modelli promossi dall’Unione europea», in coerenza con gli obiettivi di innovazione del Piano nazionale Industria 4.0. e di personalizzazione dei percorsi di studi da parte degli stessi istituti. Istituito infine l’Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale.

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